Le recenti polemiche in merito alla rievocazione di nostalgici (neo)fascisti a Predappio per la ricorrenza della Marcia su Roma e alla “simpaticissima” maglietta con la scritta “Auschwitzland” hanno riportato in auge l’annosa questione se sia giusto o meno vietare tali manifestazioni, così come quelle palesemente razziste, discriminatorie, o inneggianti a valori antidemocratici.

L’obiezione che in tali casi molti pongono è: vietare una manifestazione (neo)fascista o razzista è di per sé un atto fascista e, quindi, evidentemente contraddittorio. Secondo questa tesi se credi nella democrazia e nella libertà di pensiero e di parola NON puoi vietare a nessuno di manifestare le proprie idee, anche se non le condividi e ti sembrano tutto il male possibile. Perché? Perché come disse Voltaire “non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita perché tu possa dirlo”: una delle più celebri citazioni, molto circolante sui social, sui quali rispunta periodicamente soprattutto in occasione di particolari ricorrenze o fatti di cronaca… e poco importa che tale frase non fu MAI pronunciata o scritta da Voltaire, ma si deve in realtà alla scrittrice Evelyn Beatrice Hall, che agli inizi del secolo scorso la inserì nella sua biografia del filosofo francese.

Personalmente, tuttavia, ho sempre ritenuto questa affermazione un’emerita idiozia: io dovrei sacrificare la mia vita perché qualcuno possa liberamente esprimere tesi razziste?! Anche no, grazie… preferisco di gran lunga quello che il filosofo Karl Popper definì il paradosso della tolleranza: “La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.”

O, più semplicemente, “Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti.” (Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici, vol. 1, 1945, qui nella traduzione di R. Pavetto del 1974).

Le società democratiche, dunque, devono tollerare ogni idea e libero pensiero, ma, proprio per la preservazione di loro stesse e delle loro istituzioni, non possono tollerare l’intolleranza… vi sembra un’idea intollerante?!

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