E’ opinione corrente, soprattutto tra i meno attenti alle vicende politiche regionali, che il comparto sanità del Lazio sia uno dei peggiori del paese, con una serie di problemi che, immancabilmente, vengono imputati al presidente Nicola Zingaretti. Nelle ultime settimane, ad esempio, è rispuntata sui social una infografica che elenca alcuni risultati negativi soprattutto in merito alla presunta chiusura di ospedali nel Lazio e alla conseguente perdita di posti letto (infografica smentita, dati alla mano, dal sito bufale.net, come potete leggere qui).

Il tema è molto attuale ed è di quelli che più fanno scaldare gli animi quando se ne parla, perché va a incidere sulla quotidianità delle persone, spesso in frangenti di disagio e sofferenza: l’amministrazione Zingaretti ha migliorato la sanità nel Lazio o le ha dato il colpo di grazia?!

Il Commissariamento
Partiamo da un dato fondamentale: la Sanità delle Regione Lazio è stata commissariata a partire da 12 anni fa, essendosi creato un “buco” di circa 10 miliardi di euro, con un disavanzo annuale che viaggiava intorno ai 2 miliardi (!). In questi 12 anni il commissariamento (che comporta una forte limitazione della spesa e impegni economici stringenti, legati ad un piano di rientro del debito) ha pesato in maniera preponderante sul comparto sanitario, costituendo un fardello pesantissimo che ha influito sulle tasche dei laziali e sulle prestazioni sanitarie erogate; ecco alcuni esempi:
extra-ticket: per anni abbiamo pagato il ticket più alto d’Italia, a causa dell’extra-ticket imposto dalla gestione commissariale e che è stato abolito proprio dalla giunta Zingaretti a partire dal 1° gennaio 2017;
turnover: per un lungo periodo la Regione è stata impossibilitata a reintegrare le unità in pensionamento con nuovo personale; vi basti pensare che nel 2013 le assunzioni sono state soltanto 68, mentre nel biennio 2017/2018 tra stabilizzazione dei precari e nuovi contratti si è arrivati a 2.800. Ma questi anni di mancate assunzioni hanno significato un devastante decremento del personale: uno degli effetti più evidenti è stato l’innalzamento dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, che sono ancora evidentemente troppo elevati. Tuttavia nel 2019, dopo 12 anni, il rapporto tra il personale in uscita e quello in entrata tornerà per la prima volta in positivo, con l’assunzione di 2000 unità avviate nel solo primo semestre: un risultato importante e non scontato che nel medio termine inciderà positivamente anche sui tempi di attesa.

Ospedali: si chiude o si apre?
Altra questione su cui l’amministrazione Zingaretti è spesso attaccata è la chiusura di alcuni ospedali o presidi medici; anche qui, ovviamente, il commissariamento è stato fagocitante, ma è bene ricordare che la chiusura di alcune strutture è stata deliberata nel 2010 (ebbene sì, ogni tanto è vero che la colpa è “di quelli che c’erano prima”), mentre dal 2013, ossia nell'”era Zingaretti”, si è provveduto ad una riorganizzazione territoriale che ha portato tra l’altro anche all’apertura di un nuovo importantissimo polo ospedaliero, quello dei Castelli Romani, nel dicembre del 2018.
Al momento, anche grazie alla legge nazionale 232 del 2016, sono previsti investimenti in edilizia ospedaliera per circa 460 milioni (che interesseranno, tra gli altri, il Grassi di Ostia, l’IFO di Roma, il Nuovo Ospedale Tiburtino, il P.O. di Sora, il Nuovo Ospedale del Golfo, il Nuovo Ospedale di Rieti).

Dati positivi sull’aspettativa di vita e screening
Per concludere, una tabella riepilogativa fornita dalla Regione (che potete visionare o scaricare cliccando qui) ci offre alcuni dati confortanti che mostrano trend positivi in diversi campi: negli ultimi anni per i laziali sono aumentati valori fondamentali come l’aspettativa di vita (che si è allineata a quella nazionale), la sopravvivenza in seguito a infarto o a ictus e, soprattutto, l’erogazione e l’adesione agli screening oncologici, fondamentali nella lotta e nella cura dei tumori.
Un altro elemento cruciale ci dà la misura del miglioramento delle prestazioni sanitarie regionali, quello dei LEA (Livelli essenziali di assistenza), ossia le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a fornire alla cittadinanza; misurati con un valore numerico assoluto, nel Lazio siamo passati dal 114 del 2009 al 180 del 2017, ben al di sopra del punteggio minimo di adempienza, che è fissato a 160.

C’è un solo dato negativo, molto sconfortante: nell’ultimo anno nel Lazio le nascite sono scese per la prima volta sotto le 500.000 unità; ma quello della natalità è un tema nazionale, che ci auguriamo la Politica, prima o poi, si decida ad affrontare con provvedimenti seri ed efficaci. A meno che qualcuno non voglia imputare all’amministrazione Zingaretti anche questa colpa…

P.S.
Se quanto fin qui detto non vi è bastato, vi consiglio un accurato articolo de Il Sole 24 Ore del dicembre 2017, che potete leggere qui.

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