C’è una piazza al Quadraro che non ha nome; c’è una persona eccezionale, che ci ha lasciato poco più di un anno fa e che ha segnato profondamente il quartiere Tuscolano negli anni ’60 e ’70, ancora assente dalla toponomastica romana; ora c’è la possibilità di chiudere il cerchio, e ognuno di voi può fare la sua parte

Il progetto
Nell’ambito del progetto ARIA@RM7, l’Ecomuseo Casilino ha avviato una serie di iniziative che porterà tra le altre cose a formulare una proposta per assegnare un nome alla piazza esistente tra via dei Levii e via del Quadraretto, dove l’artista Diavù realizzerà un’opera d’arte; i responsabili dell’Ecomuseo spiegano così questa attività: “per riappropriarsi di qualcosa bisogna individuarlo, nominarlo, indicarlo, bisogna trasformare un non-luogo in un luogo. E, guarda caso, questa piazza non ha un nome e, nonostante i recenti interventi di sistemazione, risulta ancora essere un luogo “perso” nel tessuto della città consolidata. Grazie all’arte questo “non-luogo” si appresta ad essere un “luogo-nuovo”, carico di nuovi sensi e significato. E sappiamo tutti che quando nasce qualcosa di nuovo, bisogna (laicamente o religiosamente) battezzarlo/nominarlo.”

Nelle ultime settimane si sono svolti alcuni seminari, al termine dei quali i partecipanti hanno potuto avanzare delle ipotesi per la riqualificazione della piazza e, appunto, assegnarle un nome; ora la votazione è aperta a tutti e fino al 9 luglio alle 20 si potrà votare una delle 17 proposte che sono state formulate. La mia proposta, che chiedo a tutti voi di valutare e sostenere, è intitolare quella piazza a Don Roberto Sardelli, sacerdote e maestro.

Don Roberto Sardelli, una vita per il riscatto degli ultimi
Don Roberto Sardelli arrivò al Tuscolano nel 1968, nominato vice-parroco della parrocchia di San Policarpo; in breve tempo cominciò ad occuparsi e prendersi cura delle centinaia di famiglie che vivevano a poca distanza dalla chiesa, nelle baracche fatiscenti costruite a ridosso dell’Acquedotto Felice. Dopo aver scelto di trasferirsi a vivere in mezzo a loro, avviò tra le altre cose un dopo-scuola per i bambini, la “Scuola 725”, che divenne una via e uno strumento di educazione e di riscatto sociale per tanti bambini e ragazzi, emarginati dalla società e dalle stesse istituzioni scolastiche.

Se non conoscete la sua storia vi consiglio di recuperare il bellissimo documentario “Non tacere”, realizzato nel 2008 da Fabio Grimaldi e contenente un’ampia intervista allo stesso don Roberto e a molti di quei bambini e ragazzi che vissero l’esperienza di averlo come maestro di vita (potete vederlo cliccando qui).

Oppure potete leggere direttamente le parole di don Roberto, nel libro “Vita di Borgata. Storia di una nuova umanità tra le baracche dell’acquedotto Felice a Roma” (2013, ed. Kurumuny).

La consultazione popolare
Don Roberto ci ha lasciati poco più di un anno fa e credo che sarebbe giusto e importante ricordare la sua straordinaria storia e il suo impegno per gli ultimi dedicandogli un luogo “problematico”, in corso di riqualificazione e con una scuola proprio accanto… e voi che ne dite? Se siete d’accordo con me cliccate su questo link e votate la proposta intitolata a lui: bastano davvero 2 minuti ma ricordate che avete tempo solo fino al 9 luglio!

Don Roberto davanti alle baracche dell’Acquedotto Felice

10 risposte

  1. Don sardelli ha segnato e dato ulteriore slancio a molte/i du noi, maestre e maestri impegnati nelle periferie romane.
    Grazie roberto e grazie per questa iniziativa. Manuela Stella

  2. Ferme restando tutte le nomination di sicuro spessore, la mia scelta va a Don Roberto Sardelli.
    Dedicargli una piazza è il tassello che non può mancare in un quartiere dove ha lasciato segni profondi.
    Un atto dovuto ad un Parroco che ha scelto di vivere fra le baracche dell’Acquedotto Felice per riscattare la dignità degli ultimi reietti, curando i loro figli non solo nella preparazione scolastica ma formandoli alla vita.
    Testimonio con fierezza, vantando la conoscenza di alcuni di loro da oltre trenta anni, di aver trovato persone di uno spessore e di una profondità assai rara che lo hanno seguito fino agli ultimi giorni della sua vita.
    Non è certo un caso se l’Università degli Studi Roma Tre ha conferito a Don Sardelli la Laurea Honoris Causa in Scienze Pedagogiche.
    Come dimenticare, poi, la sua esperienza nella nostra comunità? Un periodo breve ma intenso che ha lasciato un segno profondo in molta parte della nostra generazione.
    Avrei voglia di raccontare molto di più di Don Roberto e delle battaglie nelle quali ci ha coinvolto negli ultimi anni ma dilungarsi sarebbe superfluo in questa circostanza poiché il proponente di questa iniziativa, Francesco Laddaga ha mirabilmente argomentato la scelta che condivido e lo ringrazio.

  3. Non conosco il sacerdote in particolare , ma conosco persone e ragazzi che si erano impegnati molto in quegli anni , per il Bene dei più emarginati !

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